Rarissima e' dir poco di questo pezzo da museo, si tratta di una bustina italiana del periodo coloniale appartenuta ad un altissimo ufficiale col grado di colonnello comandante della P.A.I. ossia abbreviazione di POLIZIA AFRICA ITALIANA, si presenta in splendide condizioni generali completissima e tutta montata all'origine, purtroppo come spesso capita le foto non rendono merito all'oggetto che e' stato realizzato in materiale di pregiata fattura.Venne istituita nel 1936 con la denominazione di Corpo di Polizia Coloniale, a seguito di una riorganizzazione dei reparti di pubblica sicurezza operanti nel territorio della Libia, a presidio del governatorato italiano in Etiopia e delle colonie dell'AOI (Africa Orientale Italiana). Il nuovo corpo era alle dirette dipendenze del Ministero delle Colonie, poi rinominato in Ministero dell'Africa Italiana (allora retto da Alessandro Lessona), ed era questo il primo caso in Italia di una forza armata dipendente da un ministero civile. Con il regio decreto 10 giugno 1937, n. 1211, fu emanato il suo regolamento organico, per il quale era un corpo civile militarmente organizzato e facente parte delle forze armate dello stato, con funzioni di polizia politica, polizia giudiziaria, polizia amministrativa. La forza della P.A.I. in colonia, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, è di 7.672 uomini. Gran parte di questi si trovano in Africa Orientale dove vi sono 1.931 guardie nazionali e 4.414 ascari. In Africa Settentrionale, invece, vi sono 595 nazionali e 732 libici. La forza organica, solo nel 1942 (legge n. 580 del 7.5.42), in vista di una probabile invasione dell’Egitto, sarà aumentata e portata a 6.488 nazionali (220 ufficiali, 950 sottufficiali e 5.318 agenti) e 6.300 indigeni. Come visto nelle pagine precedenti, la P.A.I. è un Ente Militarizzato i cui uomini hanno “stato militare”. Parteciperanno, pertanto, a pieno titolo, a tutte le operazioni belliche.In A.O.I., prende parte all’invasione della Somalia inglese, una colonna fortemente motorizzata della P.A.I., composta da circa un migliaio di uomini. Agli inizi del 1941, la 1° banda, 150 elementi comandati dal ten. Vacirca, si faranno sterminare nella difesa del monte Gologorodoc, nel corso della battaglia di Cheren. Il Battaglione “Casati”, invece, partecipa alla difesa di Gondar, ultimo avamposto italiano in A.O.I.. Dopo l’avanzata degli inglesi e la sconfitta italiana, per gli uomini della P.A.I. inizierà il periodo peggiore. Gli inglesi, entrano in Addis Abbeba il 6.4.1941 e, in un primo tempo, lasciano in piedi la struttura del Corpo nella capitale, per tutelare l’ordine pubblico e la vita dei coloni italiani, messa in pericolo da bande di predoni indigeni.Entro la fine di aprile, gli stessi inglesi, agendo in contrasto con le norme internazionali che vorrebbero le forze di polizia rimanere al proprio posto anche in caso di occupazione nemica, smantelleranno le strutture della P.A.I. ad Addis Abeba disarmando e internandone gli uomini che saranno sostituiti dalla polizia militare inglese. Differente sarà la sorte delle Guardie della P.A.I. delle restanti Questure delle province etiopi, dell’Eritrea e della Somalia. A conflitto cessato, nella maggioranza dei casi, queste ultime resteranno ai propri posti, attendendo alla tutela dell’incolumità degli italiani e dei loro di beni.